dall’introduzione del Comandante “Trasibulo”
Ettore Cosenza della DIVISIONE VAL CENO
nel VOLUME FOTOGRAFICO “MEMORIE PARTIGIANE”
ORGANIZZAZIONE CIVILE
COMITATO DI LIBERAZIONE COMUNALE
A SALSOMAGGIORE TERME
(Dal libro “Salsomaggiore Terme nella Resistenza” a cura ANPI sezione Salso)
Anche a Salsomaggiore Terme, durante il fascismo, sia pure con grande difficoltà, i Partiti democratici non persero mai i contatti con la gente. Nei 45 giorni tra il 25 luglio e l’otto settembre 1943, i partiti si riorganizzarono e lavorarono sodo per preparare quello che sarà, nei primi giorni del 1944, il Comitato di Liberazione Comunale. Aderirono il partito d’Azione rappresentato dal Rag. Tullio Tranquillini (Lello Carminati), la Democrazia Cristiana Dr. Giuseppe Sozzi (Rolando), il partito Socialista Emerenzio Davalli (Cittadino) e per il partito Comunista il Prof. Vittorio Mangoni (Marcello). Nel luglio dello stesso anno, in seguito al trasferimento da Firenze a Parma di reparti della polizia tedesca “SD”, il Comitato provinciale di Parma si trovò nell’impossibilità di mantenere un’efficiente organizzazione in un territorio così vasto. Nacque, così, l’idea di dividere la Provincia in due Zone “A e B”, Parma avrebbe mantenuto la sua giurisdizione dall’Enza al Taro, mentre la zona “B”, fra il Taro e l’Ongina, sarebbe stata affidata ad altri. Una domenica, in una capanna adibita alla vendita dei cocomeri, nei pressi di Casalbarbato (Fontanellato), rappresentanti dei partiti antifascisti di Parma, Fidenza, Soragna e Salsomaggiore, tennero una riunione presieduta dall’Ing. Giacomo Ferrari, (tre mesi più tardi, dopo l’eccidio di Bosco di Corniglio verrà nominato Comandante unico delle forze partigiane parmensi) per procedere alla nomina dei componenti il C.L.N. della zona “B”. Poichè nessuno volle accettare il gravoso e rischioso incarico, i salsesi non lo rifiutarono. Aderirono al Comitato oltre ai nominativi sopra citaci, i compagni Aurelio Ronzoni, Uberto Avanzi, i F.lli Ticchi, Pini Mario, Alfredo Corradi, Augusto Gelati, Paris Rossetti (questi ultimi tre faranno poi parte del Movimento Partigiano in montagna nella 31 /\ Brigata Garibaldi “Forni”) e Spotti (bacan) di Soragna. Consapevoli delle enormi difficoltà che avrebbero incontrato lavorando in un piccolo centro come il nostro, sede permanente di comandi repubblichini e tedeschi, noncuranti del pericolo e delle rappresaglie, cominciarono il duro e proficuo lavoro cospirativo. Nel mese di dicembre per una mera fatalità, a seguito di una sparatoria avvenuta tra partigiani e tedeschi e bersaglieri della Mameli nei pressi di “Villa Paradiso”, la “SD” dopo una perquisizione, trovò dei documenti compromettenti. Il 5 gennaio del 1945 alcuni componenti del Comitato di Liberazione vennero arrestati e deportati in campo di concentramento. Non per questo l’organizzazione mollò; altri presero il loro posto, la lotta continuò sino al 25 aprile 1945. Le donne hanno avuto nella Resistenza un ruolo fondamentale spesso impugnavano anche le armi e quando non lo facevano erano cuoche, infermiere, mantenevano i collegamenti, assistevano i ricercati, diffondevano la stampa clandestina e senza di loro l’organizzazione segreta non sarebbe potuta esistere. Nella storia partigiana gli esempi di eroismo di coraggio sono stati infiniti. Il rischio di morte era costante sia per chi combatteva in montagna sia per chi collaborava in altro modo, ma ancor più atroce era sicuramente la consapevolezza di poter essere catturati e sottoposti alle più infami torture.
articolo "la sfida del CLN ai nazifascisti"
dall’archivio di sezione ANPI le seguenti cartine “storiche” che evidenziano i territori ove operò la 31ma Brigata Garibaldi “FORNI” con tutti i suoi distaccamenti nonchè le cartine del segreto “PIANO Ø” (che consisteva nell’eventuale piano di sganciamento)
31ma Brigata Garibaldi FORNI
e Divisione Val Ceno
(Dal volume “Memorie Partigiane” a cura dell’ANPI sezione di Salsomaggiore)
La 31ma Brigata Garibaldi d’Assalto “FORNI” nacque a fine Luglio-primi di Agosto del 1944 dalla 12° Brigata Garibaldi. Si organizzò prevalentemente nella zona di Tosca e del Barigazzo, fin dall’inizio controllò un territorio vasto che divenne ancora più ampio quando la 12 Garibaldi venne trasferita nella zona est. La zona di giurisdizione della 31 Garibaldi comprendeva Fornovo, sinistra del Taro fino a Val Mozzola compresa, Sozzi, Monte della Tagliata, Monte S. Donna, Monte della Colla, Monte Pelpi, Masanti, Monte Bello, Paninaro, Monte Pione, confine Piacentino fino a Via Emilia, Via Emilia, Taro. Il confine Piacentino comprendeva il Torrente Stirone, Pietranera, Monte Canate, Selva di Pellegrino, Montesalso, Varano Melegari, Pellegrino. In una successiva fase di riorganizzazione si ha il passaggio della 31 Garibaldi alla Divisione Val Ceno, costituita da cinque Brigate 31 Brigata Garibaldi”Copelli”, 31 Brigata Garibaldi “Forni”, nate dalla precedente unica 31 Brigata Garibaldi, 32 Brigata Garibaldi “Monte Penna”, 135 Brigata Garibaldi “M.Betti”, 78 Brigata d’Assalto S.A.P. La Divisione Garibaldi Val Ceno comprendeva 2716 uomini che si distinsero per le audaci operazioni compiute contro il nemico.
L’itinerario più sicuro utilizzato dal movimento clandestino di Salsomaggiore per raggiungere la zona di Bardi e del Monte Barigazzo era costituito dalle seguenti tappe dalla casa in S. Vittore di proprietà allora della famiglia Dassenno, nota col nome di “Casa Bianca” alla Casa della “Francesina” (Morini Angela” a Varone, alla casa della allora famiglia Ribolzi a Castellaro. Molti partigiani e fuggitivi dal campo di concentramento di Fontanellato venivano avviati lungo il percorso Parola S. Margherita Tabiano. Il 21 Maggio 1944 anche Pablo (Giacomo di Crollalanza), che divenne Comandante della 31 Brigata Garibaldi fu accompagnato alla casa Bianca da Rossetti Paris (Mauro), dopo essere stato per alcuni giorni nascosto a Salsomaggiore nella casa delle Sorelle Bussandri.
Un altro fra i tanti itinerari che si diramavano nella Valle dello Stirone era quello che partendo da Marzano o Cangelasio proseguiva per Grotta Besozzola e sfiorando Pellegrino portava a casa Ribolzi. Dall’estate del 1944 all’inverno del 1945 il distaccamento Vignali si trovava nella zona di Pietra Nera, nell’ottobre del 1944 ad Aione di Sotto si disponeva il Distaccamento Germona, che prima del rastrellamento dell’inverno 1944 45, fu trasferito nella zona di Montesalso. A Grotta era dislocato un avamposto del Vignali. Nella valle dello Stirone tra Iggio e Rigollo si organizzò il Distaccamento “Copelli” che si costituì ai primi di Marzo del 1944 sul monte S. Cristina, nel maggio nasce alla (Villa)”Milanese” una casa oggi soffocata dalla vegetazione, il Distaccamento “Forni” nato dall’incontro del gruppo Salso-Fidenza guidato da “Giuseppe” (Corradi Alfredo) e del gruppo comandato da “Sergio” (Lusignani Giulio). Nella valle dello Stirone nei pressi di Pellegrino che durante la guerra fu teatro di sanguinose rappresaglie e ritorsioni, in particolar modo durante il rastrellamento estivo. Pellegrino era da considerarsi un covo di ribelli che bisognava eliminare senza pietà, fucilando, impiccando e lasciando per giorni i corpi insepolti, deportando la popolazione. Nel Luglio del 1944 furono più di cento i deportati. Figura di primo piano fu il Parroco Don Enio Pelagatti membro del C.N.L. locale, che collaborò dall’Agosto del 1944 fino al rastrellamento del Gennaio 1945 col Comando della 31 Brigata Garibaldi. Per questa sua attività fu arrestato durante il rastrellamento estivo, e di nuovo arrestato e minacciato di morte il 10 Gennaio del 1945. Nella sua chiesa veniva raccolto e custodito il materiale lanciato dagli alleati fu questo uno dei capi d’accusa per il suo secondo arresto. Un altro Parroco che si distinse per il suo fermo atteggiamento anche a rischio della vita fu don Egidio Savani, parroco di Varone, al quale fu assegnata nel 1949 la Medaglia d’argento al valor Civile.
Un altro Parroco che si distinse nell’attività clandestina fu Nino Rolleri che nella Parrocchia di Villora accolse dei prigionieri Inglesi fuggiti dal campo di concentramento di Fontanellato.
I Distaccamenti della 31 Brigata Garibaldi erano disposti in modo da tener costantemente sotto controllo le vie che venivano da Salsomaggiore, Luneto, Varano Melegari, per garantire un minimo di sicurezza nel territorio che aveva come avamposto Pellegrino. Si cercava in questo modo di proteggere la popolazione già duramente provata. La 31ma rafforzò e migliorò le proprie strutture, ma stroncò con fermezza ogni atto che potesse ledere il legame che si era instaurato con la popolazione, che in cambio diede fiducia e solidarietà ai partigiani, in particolare durante il rastrellamento invernale, dove molti uomini a Varano Melegari, Pellegrino, Ponte Grosso di Salsomaggiore accorsero per aiutare i Partigiani.
Il 17 agosto del 1944 le truppe tedesche impegnate nel rastrellamento estivo lasciarono Pellegrino. Dalla fine di Agosto il vasto territorio occupato dalla 31ma Brigata Garibaldi fu totalmente libero; i rari tentativi di infiltrazione nemica furono respinti. Nella zona di Varano Melegari lungo la riva sinistra del Fiume Ceno erano dislocati i Distaccamenti Pedrazzi (che prese il nome da Giacomo Pedrazzi ex carabiniere deceduto durante uno scontro a fuoco a Pellegrino Parmense il 18/3/1944, e il Distaccamento Iezzi (da Iezzi Manfredo ex carabiniere caduto nell’estate 1944 a Castell’Arcuato), il Distaccamento Gainotti (da Gainotti Enzo del Distaccamento Barbieri, caduto nei pressi di Varano Melegari il 9/11/1944.
A Specchio era dislocato il Distaccamento Barbieri (da Giuseppe Barbieri chiamato Basilio fucilato a Parma il 1Settembre 1944), era composto prevalentemente da partigiani di Fornovo.
Una delle azioni della 31 Garibaldi fu l’attacco nella notte fra il 1 e il 2 Novembre al Villino Catena di Salsomaggiore, caserma fortino della Brigata Nera. L’azione fu portata a termine dal Battaglione Forni, per liberare un Partigiano del Distaccamento Bottoni. La battaglia si protrasse fino alle 10 del mattino, si concluse con la liberazione del partigiano, la resa di otto brigatisti neri, la fuga degli altri. Molti furono i feriti e il Capitano del presidio morì a Parma per le gravi ferite riportate.
Nell’Aprile del 1945 la 31 Brigata Garibaldi “Forni” intensificò le pressioni sul Presidio di Salsomaggiore, che portò defezioni nella guarnigione, gli audaci attacchi nel centro abitato, le mediazioni messe in atto da Mons. Prati, Parroco di San Vitale, fecero rapidamente nella notte tra l’11 e il 12 Aprile abbandonare la città, che venne subito occupata dalla 31 brigata Garibaldi “Forni”.
Il giorno 12 Aprile segnava per Salsomaggiore la definitiva liberazione.
La lotta partigiana in provincia di Parma si conclude con la “Sacca di Fornovo” che vide le truppe Brasiliane e formazioni partigiane impegnate a fronteggiare una divisione Tedesca che sperava di aprirsi un varco a Nord lungo la Cisa. I duri combattimenti videro la resa dei Tedeschi.
Tra i Partigiani si distinse la 31 Brigata Garibaldi “Copelli”,
duemila furono i prigionieri. La Brigata “Forni” si congiunse con gli alleati e si diressero oltre Fidenza verso Piacenza.
la "Sacca di Fornovo" circa 2.000 prigionieri nel campo a Ponte Scodogna
Il 9 maggio 1945 le formazioni Partigiane di tutta la provincia affluiscono a Parma per la sfilata e la consegna delle armi.
Fu una giornata di festa con un tripudio di folla plaudente.
Sfilarono le cinque brigate, la 31 Garibaldi “Copelli”, 31 Garibaldi” Forni”, 32 Garibaldi “Monte Penna”, 135 Garibaldi “M.Betti”,
78 Brigata di Assalto S.A.P.” inquadrate nella Divisione Val Ceno.
78^ BRIGATA S.A.P.
INQUADRATA NELLA DIVISIONE VAL CENO
elenchi : della 78 brig. SAP – della 31 Brig. Copelli ed altri
ELENCO 78MA SAP
come e dove operò la 78ma S.A.P.
Articoli sulla 78°
Gruppi della 78ma – nella seconda foto si trovano in loc. Viazzano
il Comando della 78° SAP - alla data della liberazione
da sin. : Bravo (Barezzi Enore, Vicecommissario), Ginetto (Pini Mario, Commissario), Bongiorno (Ballarini Annibale Comandante), Nino (Barberi Ferruccio, Vicecomandante)